
Sovana, città del tufo
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![]() La città fu fondata dagli Etruschi, probabilmente sotto l'influenza di Vulci, nel V secolo a.c., con il mome di Suana. Del periodo etrusco restano pochi segni leggibili nel borgo, ma le campagne circostanti sono disseminate di necropoli e di tombe tra le più interessanti di tutta l'Etruria. Storia:Sovana nacque dall'aggregazione di gruppi di agricoltori insediatisi lungo il corso del fiume Fiora. In breve tempo divenne il centro più importante della zona, grazie anche alle vie di comunicazione che la univano alle altre città etrusche come Cetona e Saturnia. Raggiunse il massimo sviluppo nel IV secolo a.C. quando Suana, dotata di una cinta muraria tufacea, era alleata con Vulci per frenare l'espansionismo dei Romani.Nel III secolo Vulci e Volsini capitolano al console Caio Tiberio e anche Sovana diventa un "municipium" romano. Il cambiamento non portò sconvolgimenti, anzi, grazie ai più ampi orizzonti, il borgo si sviluppò ulteriormente nell'agricoltura e nell'artigianato. Con il IV secolo ha inizio la decadenza dell'Impero Romano e la contemporanea diffusione del cristianesimo in queste terre in seguito all'opera evangelica di San Mamiliano. Ormai radicato il cristianesimo in zona, nel V secolo a Sovana fu stabilita la sede vescovile. Con l'arrivo dei barbari Goti, Sovana mantenne la sua integrità territoriale, proponendosi poi, con i Longobardi, come centro più importante della zona. Successivamente, a partire dal IX secolo, il borgo fu il castello principale della potente famiglia degli Aldobrandeschi. Nell'XI secolo la potente famiglia comitale riuscì a far eleggere papa Ildebrando da Soana, salito al soglio di Pietro come Gregorio VII, ricordato come un influente figura storica dell'epoca. Nel XIII secolo Sovana raggiunge l'apice della sua parabola sotto il conte Guglielmo. Però, nel 1243, dopo oltre due anni di assedio da parte delle truppe dell'imperatore Federico II, capitanate da Pandolfo di Pasarella, gli Aldobrandeschi furono costretti ad accettare un presidio imperiale sulla contea, episodio che sancì l'inizio del declino del borgo. Estintisi gli Aldobrandeschi Sovana finì sotto il dominio degli Orsini, e successivamente dei Senesi, che la saccheggiarono nel 1411. Gli Orsini tentarono per anni di riavere Sovana, mentre la decadenza procedeva inarrestabile. Vi riuscirono solo poco prima della sconfitta di Siena da parte di Firenze, nel 1555. Cosimo I dei Medici, entrato in possesso dei domini senesi, chiese la restituzione di Sovana e pose assedio a Sorano, ove si era rifugiato Niccolò IV Orsini. L'intercessione papale mise fine alla contesa e Sovana fu restituita a Firenze, che investì nella sua ricostruzione. Ma un'epidemia di malaria ridusse ai minimi termini la popolazione, funestando i tentativi di far rinascere il borgo. La decadenza ebbe il suo epilogo con lo spostamento della sede vescovile a Pitigliano, nel 1660. Infine nel 1814 Pietro Leopoldo di Lorena sciolse la comunità di Sovana aggregandola al Comune di Sorano. Da vedere:Oggi Sovana è uscita dall'oblio grazie agli scavi archeologici nelle vicine Necropoli etrusche, diventando un borgo molto frequentato da studiosi e turisti.Giungendo a Sovana si viene accolti dai resti della possente Rocca Aldobrandesca, ricostruita nel secolo XIII, ma oggi in rovina. Dalla rocca si dipanano le mura cittadine e la strada di mezzo con elegante pavimentazione in mattoni a spina di pesce. Affiancata da case medievali, la via si allarga nella Piazza del Pretorio, su cui si affacciano gli edifici principali: il Palazzo del Pretorio, del XII secolo, ornato con stemmi dei Capitani di Giustizia senesi, a fianco la Loggetta del Capitano, con stemma mediceo in marmo. Sul lato sud della piazza troviamo la chiesa paleocristiana di San Mamiliano, edificata sui resti di un edifico romano, il cinquecentesco Palazzo Bourbon del Monte, con ampio porticato, e la chiesa romanica di Santa Maria Maggiore, che all'interno ospita un ciborio preromanico, tra i pochi esistenti in Toscana. Chiude la piazza il Palazzo dell'Archivio, con orologio e campanile a vela. A questo punto la Via di Mezzo si sdoppia e un ramo giunge al Duomo dei Ss. Pietro e Paolo. Lo stupendo edificio romanico fu fondato nel X secolo su un preesistente edificio religioso. La struttura fu fortemente rimaneggiata nel XIV secolo: la facciata fu distrutta per affiancare al duomo la sede vescovile. Il nuovo portale fu aperto sulla fiancata e ornato con frammenti scultorei della chiesa primitiva. L'interno è a tre navate, con colonne ornate da capitelli di maestranze lombarde e laziali. In una navata si trova la tomba di San Mamiliano e dal fondo si accede a un'antica cripta con sei colonne in pietra, dove sono custodite alcune ossa del santo. La visita al quel che resta del borgo non può che essere completata da un'escursione nelle vicine Necropoli etrusche che costellano le vicine vallate.
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24.12.2018
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